L’esame degli occhi riguarda qualcosa in più della semplice correzione della vista - Davide Forni optometrista
Glaucoma
Il glaucoma è una malattia oculare correlata generalmente a una pressione dell’occhio troppo elevata, che l’occhio non è più in grado di regolare e generalmente questa patologia colpisce dopo i 40 anni.
La variazione della pressione danneggia la testa del nervo ottico con un aumento dell’escavazione papillare danneggiando irreparabilmente i neuroni retinici e compromettendo significativamente la qualità della visione, prima periferica e poi quella centrale. Il problema è che non si avverte e non si nota il pericolo fino a quando non è troppo tardi.
L’unico modo per effettuare una diagnosi precoce di glaucoma è sottoporsi a una visita oculistica completa.
Questa patologia è generalmente associata a valori superiori a 20-21 mmHg, ma esiste anche una forma di glaucoma a bassa pressione (valori normali) in cui vengono prodotti danni al nervo ottico che sembra dipendere da uno scarso afflusso di sangue al nervo ottico, il quale a sua volta provoca la progressiva atrofizzazione delle fibre nervose. Inoltre bisogna tenere conto anche dello spessore della cornea e dell’eventuale presenza di una miopia elevata.
Il glaucoma è una della malattie più studiate, ma è ancora un adella più pericolose provoca sintomi evidenti solo in una fase avanzata. Esistono molte forme di glaucoma: congenitale, ereditario, secondario, ad angolo aperto e angolo chiuso. Se non trattato, può portere a cecità irreversibile.
Il trattamento del glaucoma consiste nel semplice uso di gocce oculari, mentre negli stadi più avanzati si ricorre a terapie Laser o ad interventi chirurgici in uno stadio precoce.
Cataratta
Nel caso della cataratta, il cristallino risulta offuscato. È una malattia comune nella fase avanzata della vita, ma in alcuni casi può verificarsi anche nei giovani. I sintomi della cataratta in fase di sviluppo sono la visione offuscata, una certa sensibilità all’abbagliamento o una visione doppia. Anche la guida nelle ore notturne diventa sempre più spiacevole.
Ci sono diversi tipi di cataratta, tutti sono dovuti a modificazioni (ossidazione) nella composizione chimica del cristallino, che comportano una riduzione della sua trasparenza. Le cause di queste alterazioni possono essere molteplici: di solito è l’invecchiamento, ma ci sono anche traumi oculari, malattie oftalmiche o sistemiche (come il diabete), difetti ereditari o congeniti.
Per curare la cataratta è necessario rimuovere chirurgicamente il cristallino. Generalmente si procede con la tecnica della facoemulsificazione (frantumazione del cristallino con ultrasuoni) procedendo poi all’aspirazione di tali frammenti e sostituirlo con un impianto artificiale (somigliante ad una piccola lente a contatto).
Si tratta dell’intervento più frequentemente eseguito al mondo.
La cataratta va operata quando provoca un deficit visivo rilevante in rapporto alla esigenze della singola persona o quando il procrastinare l’intervento aumenterebbe i rischi operatori legati a una maggiore durezza del cristallino.
Secondo gli studi condotti si può cercare di prevenire agendo sui fattori di rischio per tardarne l’insorgenza, tra cui s’ipotizza che siano il fumo, l’inattività fisica, una cattiva alimentazione e l’esposizione al sole forte senza valide protezioni.
La malattia Leventinese
La Malattia leventinese è un’affezione ereditaria della retina nota in tutto il mondo e ha le radici in Valle Leventina dove è stata scoperta per la prima volta (è conosciuta anche con il nome di “dominant radial drusen o “Doyne honeycomb retinal dystrophy”).I primi sintomi si manifestano tra i trenta e i cinquanta anni: difficoltà d’adattamento ai cambiamenti di luminosità, forte abbagliamento e un calo progressivo dell’acuità visiva. La causa è una degenerazione della macula al centro della retina. La Malattia leventinese non porta a cecità, ma l’handicap visivo è comunque importante, la guida di veicoli non è più possibile e per leggere ci vogliono dei mezzi ausiliari.
Esami del fondo dell’occhio permettono all’oculista di scoprire la malattia già precocemente. Primi segni sono dei depositi biancastri a disposizione radiale nella macula (parte centrale della retina) le cosiddette «drusen» e attorno alla testa del nervo ottico. La malattia evolve con l’aumentare di questi depositi, che finiscono con unirsi a tappeto, causando la morte dei fotoricettori e un’atrofia generalizzata della macula. La malattia è trasmessa in forma dominante.
Cure per la Malattia Leventinese non ce ne sono ancora, interventi con laser a ioni di argon promettono di ridurre il volume delle drusen. Trattamenti anti-VEGF (terapia del fattore di crescita endoteliale anti-vascolare) servirono per stabilizzare una eventuale membrana neovascolare nella coroide.